16/12/09

LETTERA APERTA

Siamo quasi giunti al termine del percorso codificato come Laboratorio di scrittura creativa. Come ogni tracciato che ha un inizio e una fine, anche noi abbiamo seguito delle tappe progressive. Come molti di voi avranno avvertito, in parte manifestandolo o in altri modi tacendolo, una delle prime conseguenze che avete dovuto subire è stata quella del disorientamento. Il mondo della scrittura non si è rivelato delimitato dai margini di un foglio. Le dimensioni di spazio e tempo con le quali avete dovuto fare i conti non sono state più vostre amiche, quando abbiamo messo in gioco temi e concetti che chiamavano in causa sensi e percezioni. Abbiamo così aperto il “vaso” della consapevolezza, un contenitore vuoto che chiede, esige di essere riempito e che da quel momento non può più essere sigillato. Abbiamo anche sondato argomenti quali paura, amore, che identificati da vicino si sono dimostrati come ulteriori aperture pericolose, sguardi nell’“abisso” della conoscenza che prima di concedersi si nega.

In un primo tempo abbiamo evitato la campionatura di letture, per non sottrarre ad ognuno la possibilità di sperimentare, a partire dal suo proprio stato, mettendosi alla prova, senza ricevere influssi dominanti.

In un secondo tempo, degli autori che abbiamo selezionato come campioni di scrittura, sono state messe in evidenza le capacità di trovare una loro idea originale e un loro stile poetico e narrativo; questo per confermare la necessità, per un aspirante autore, di confrontarsi con l’atto che vorrà compiere senza dare nulla di scontato e come non ci sia certezza che un testo “funzioni”, né prima né dopo averlo scritto.

Qualcuno avrà riconosciuto delle difficoltà a procedere, sentimenti di blocco e delusione nell’impossibilità di esprimersi. Altri, mossi da gelosia o da timidezza, avranno conservato le proprie “cose” allontanandole dallo sguardo pubblico. Questo dimostra come tutto dipenda dalla volontà di chi scrive. Infatti, spetta all’autore decidere di concedersi e di trovare un lettore.

Il problema rimane quello del giudizio. All’atto della scrittura segue quello della riscrittura, che ha nell’autore il primo lettore e di conseguenza il primo giudice, che non deve consegnarsi a sentimenti di assecondamento o ad altre nature di compiacimento. Le parole possono tradire più delle azioni.

Comunque, dalle schede di lavoro, sia individuali che collettive, sviluppate in sede di laboratorio e sottoposte alla successiva supervisione, sono risultati sensibili i progressi di chi ha seguito l’attività

La percentuale del 30% di coloro che hanno inviato i propri testi per sottoporsi ad una revisione, si è ulteriormente ridotta intorno al 10%, identificabile in chi ha perseguito con ostinazione la missione di spogliare le parole dalle vesti spurie e inadeguate. Il dialogo che si è aperto con quest’ultimi è stato in alcuni casi serrato, mostrando per certi versi anche le armi e i caratteri del confronto aperto. D’altronde, l’aria della sfida è la prima condizione che si deve porre chi vuole scrivere per essere pubblicato. Il mercato editoriale è appunto un mercato. La competizione, purtroppo, non privilegia sempre la qualità; per i più si corre così non solo il rischio di rimanere inediti ma di cadere nell’opzione dell’autopubblicazione. Questa strada, pur appagando la soddisfazione personale, difficilmente si rivela corretta nella gestione e nella diffusione del proprio prodotto.

E ora? Quello che avverrà è sempre un mistero. Per questo ci si affida agli auguri e ai ringraziamenti. Negli auguri sono custodite le speranze di chi li fa e di chi li riceve: che le parole dette e le parole scritte diventino “libro”. Nei ringraziamenti ci sono altre parole, quelle di chi ringrazia voi perché chi insegna è il primo ad imparare che l’educazione anima le coscienze e rende migliori le persone, che, quindi, contribuisce a farle diventare quelle che sono destinate a divenire nel corso di tutta una vita.

«Il mistero vuol essere taciuto. Il segreto di ogni vero e grande mistero non è forse quello di essere semplice? Non è per questo che esso ama il segreto? Divulgato, esso diventerebbe parola; taciuto, esso è: essere» (K. Kerényi).



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